Non è difficile imbattersi in Luigi Pedilarco a Verona, presenza silenziosa e forte che qualcuno riconosce e saluta con l’appellativo “maestro”. L’ho incontrato la prima volta diversi anni fa da Emmaus, con il suo banchetto di libri e alcuni fogli volanti di poesie in bianco e nero, contraddistinti da disegni stilizzati a tratto nero marcato, da regalare ai visitatori, magari scambiando quattro chiacchiere e subito mi ha conquistata.
Piacevolmente stupita dalla limpidezza ed originalità delle sue poesie, ricche di immagini e pregne di consapevolezza, ho scambiato volentieri un mio quadro datato, risalente agli anni della mia giovinezza, con un suo libro ( ora so che si trattava della sua prima pubblicazione) dal titolo “Amo la rivoluzione più di mia madre”. In cambio ho anche avuto diverse poesie volanti con cui poi ho tappezzato le pareti della mia casa, piccole perle di saggezza ritenevo, capaci di illuminare il cuore e la mente.
L’ho poi riincontrato per strada, tra feste e banchetti, in qualche paese della provincia, ma è nella serata del 17 agosto 2013 che dopo anni l’ho riavvicinato per rendere questa testimonianza. Nel frattempo mi dice di avere pubblicato altri libri. “ Aspettiamo che arrivi la notte”, “Quando correvo in bicicletta” e “ Caltagirone” , il suo paese di origine in provincia di Catania. Mi dice che ha cominciato a scrivere poesie all’età di 12 anni e che non ha mai smesso, che ogni momento è buono per scrivere, che la scrittura è già dentro, senza necessità d’ispirazione, che manca solo la scintilla della partenza.
Pedilarco è un poeta capace di unire alla ricchezza di sfumature interiori la consapevolezza social esistenziale tipica di quanti non si sono sottratti alle sollecitazioni sociali, prendendo posizione all’occorrenza, come Neruda e tanti altri, testimoni impegnati del proprio tempo.
Mi dice che i suoi libri si possono trovare alla “Libreria ‘900” di Verona.
Anche stavolta mi ha regalato una poesia:
A MIA MADRE
IN QUESTO TEMPO
LA PRIMAVERA
SEMBRA INFEDELE,
NON SO RICONOSCERE
LA MUSICA
DEL MIO VIOLINO.
E I VENTI
RAPIDI FREDDOLOSI
MIGRANO PORTANDO L’INVERNO.
A NATALE
LA NEVE COPRE LE CASE
L’AZZURRO SI NASCONDE
DIETRO I MONTI,
VERRO’ AL CIMITERO.
MADRE
TU CHE RIPOSI
NELLA MIA MENTE
IL RICORDO MI E’ CARO
MI E’ SACRA
L’EBBREZZA DELLE FESTE
QUANDO SI STAVA
DAVANTI AL FOCOLARE,
ORA NELLE NOTTI SOGNO
DI ESSERTI ACCANTO.
Emanuela Dal Pozzo