Nell’ambito della ricca offerta concertistica della stagione musicale organizzata da Fondazione Arena di Verona al Teatro Filarmonico, vale la pena di segnalare il quarto appuntamento (24 febbraio con replica il 25). Autentica chicca, ha visto protagonisti il celebre violoncellista Mario Brunello e il direttore inglese Matthew Halls. Quest’ultimo, richiesto alla direzioni delle maggiori orchestre internazionali, era per la prima volta al Filarmonico e per l’occasione si è presentato alla guida dell’orchestra della Fondazione, in pagine di non frequente ascolto.
Mario Brunello è stato solista nel “Concerto in la minore per violoncello e orchestra dalla Sonata ‘Arpeggione’ D 821” di Franz Schubert, composta dal Maestro per una sorta di viola da gamba e quindi trascritta per il proprio strumento dal grande violoncellista madrileno Gaspar Cassadó. Il brano, che ha sempre suscitato l’interesse e l’attenzione di molti grandi violoncellisti, è stato mirabilmente eseguito da Brunello su un Maggini del XVII secolo. Tecnica impeccabile e brillante, suono rotondo e prezioso, elegante fraseggio, espressività delicata e pregnante, Brunello ha letteralmente ammaliato il folto pubblico, che lo ha applaudito a lungo e calorosissimamente, ottenendo due bis fuori programma.
Matthew Halls si è fatto molto apprezzare soprattutto nelle “Variazioni Enigma op. 36” del conterraneo Edward Elgar. Le quattordici variazioni su tema iniziale vanno a formare una specie di galleria di ritratti idealizzati di persone vicine all’Autore, resi in chiave lirica e affettuosa, ma anche non priva di humour. Rappresentano, inoltre, un “campionario” dei variegati gusti orchestrali dell’Autore, che non disdegnava pure una certa monumentalità. Esecuzione altamente coinvolgente per qualità espressiva e di suono, indagine del dettaglio e visone d’insieme, con orchestra in gran forma come da tempo non si sentiva (a parte gli eccessi di trombe e tuba).
Franca Barbuggiani