Che ne è del pensiero, quel mondo che ci accompagna nel nostro silenzio personale, quello che ci avvolge lontano dai clamori, quello che, una volta attutiti i rumori delle banalità e delle convenzioni, emerge con prepotenza chiedendo asilo e diritto di espressione? Quello che svela il mondo segreto dell’arte, quello che accarezza il nostro animo nella solitudine, quando ci si sente più vicini all’imperscrutabile?
Devono proprio parlare linguaggi molto diversi i poeti e i politici: i primi avvolti in una spirale necessaria, motivata ad esistere, i secondi miopi, ciechi, incapaci di leggere segni e segnali, convinti che i cambiamenti siano la logica conseguenza delle spinte d’inerzia dei movimenti evidenti e incontrollati di una multiforme massa indistinta su binari controllati e preordinati.
Eppure le scelte richiedono il silenzio non il rumore, le decisioni la pace, lo sviluppo una cultura di riflessioni personali, di limpidezza di pensiero, di sogni visionari più eversivi di qualsiasi azione.
Quando abbiamo aperto il giornale intendavamo dare voce e visibilità a quanti sconosciuti si affacciavano al mondo dell’arte; non pensavamo di trovare personalità così solide, rocce multiformi e duttili, capaci di imprese titaniche…..
Sarebbe il caso di scoperchiare le tombe, di aprire i cancelli e di violare i luoghi dell’arte mentre Verona dorme. Magari si sveglia?