Incontro Valentina Sforzini, “madonnara qualificata” quando da poco si è concluso il Festival Nazionale dei Madonnari di Grazie, in provincia di Mantova, un appuntamento che quest’anno ha raccolto 100 artisti provenienti da tutto il mondo. Mi spiega che le origini di quest’arte sono antiche, in Italia con radici nel sud, probabilmente pugliesi, anche se le testimonianze certe risalgono all’800 in Inghilterra, nella quale si registra la presenza di James Carling e a Mantova, oggi principale punto di riferimento italiano della “ street painting” solo ai primi del ‘900. E mi dice che se originariamente gli artefici dei disegni a gessetto erano chiamati “madonnari” per i temi esclusivamente religiosi trattati, oggi che le tematiche si sono allargate ad altri ambiti si preferisce parlare di quest’arte come” street painting” ( pittura su strada).
- Quando hai cominciato a disegnare e secondo te che requisiti bisogna avere? Ci sono più uomini o più donne?
Ho cominciato all’età di otto anni, perlopiù imitando artisti più esperti. Poi crescendo ovviamente ho affinato la tecnica, anche grazie ad un amico e maestro olandese che ha creduto nel mio talento e mi ha insegnato i trucchi del mestiere.
Per ciò che riguarda i requisiti credo bisogna avere molta pazienza, competenza, passione, flessibilità, ma soprattutto adattamento al contesto. Ci troviamo a lavorare in luoghi diversi, che non conosciamo, con variabili che mutano: la luce, la posizione, il clima. E’ anche importante la capacità comunicativa con il pubblico che passa, che domanda e con il quale è importante instaurare un dialogo e un’empatia. Per questi requisiti, forse più compatibili con la cultura e la sensibilità femminile, vedo nei concorsi una predominanza di donne in genere.
- E’ importante avere un percorso di studi artistici alle spalle?
Credo che chiunque possa imparare e cimentarsi, non occorre una preparazione artistica specifica, ci vogliono certamente passione e propensione, ma ad esempio, nel mio caso, non ho approfondito studi artistici in senso scolastico. Sono laureata in architettura e lavoro in uno studio anche se a volte penso che mi piacerebbe dedicarmi a questo lavoro maggiormente, forte oggi dei risultati anche economici. Ormai sono conosciuta in ambito internazionale, grazie ad un Primo premio vinto in Florida, che mi ha portato una soddisfazione morale ed economica. E’ un Festival Internazionale importante ed ora mi invitano tutti gli anni,mi pagano il viaggio e sono spesata per tutto il tempo della mia permanenza. Oltre a quello partecipo ad altre manifestazioni in Europa e nel mondo, cosa che mi permette di viaggiare e di interagire con altri artisti.
- Noti una differenza tra Italia ed estero rispetto alla “street painting”?
Per certi versi credo che il pubblico italiano sia più preparato nella lettura dei disegni, ma
cambia il rapporto con gli artisti e l’arte. Noi spesso, da tradizione, mettiamo un contenitore
con le offerte. Gli stranieri sono senza dubbio più generosi, mostrando così di apprezzare e
sostenere la nostra presenza, mentre in Italia , anche se la gente si ferma e chiede,
difficilmente offre danaro. Credo che alla fine non faccia differenza tra noi, gli accattoni o
i venditori ambulanti. C’è da dire che l’appuntamento annuale di Grazie è attivo dal 1973, ma
che ancor prima Mantova si era distinta come la culla di quest’arte in Italia e nel mondo e
proprio da qui, grazie a migrazione, è arrivata in America, che oggi conta 75 manifestazioni
all’anno.
–Esistono delle associazioni di riferimento o tutele a livello legale? E secondo te è
possibile vivere di questo?
Io faccio parte di un’Associazione che si chiama Centro Culturale Artisti Madonnari.
Organizziamo eventi in Italia per manifestazioni, anche laboratori per bambini e ragazzi,
con concorsi finali di diversa difficoltà, a seconda dell’età. Io sono a conoscenza di
artisti girovaghi che vivono di questo, spostandosi di luogo in luogo, ma sono scelte di
vita radicali che personalmente non sento ora mie.
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