“Gli avvertimenti c’erano, ma nessuno li ha ascoltati”.
Hannah, la figlia dello scienziato Jack Lawson, sta parlando dei cambiamenti climatici e dei disastri che sono destinati a provocare.
Sembra una critica a Donald Trump quella di Dean Devlin, attore, sceneggiatore e produttore newyorkese, qui al suo esordio dietro la macchina da presa. In realtà però, in Geostorm, proprio la Casa Bianca ha posto rimedio alle catastrofi che hanno devastato mezzo mondo, Manhattan compresa, unendo le forze di tutti gli Stati per la costruzione di una rete di satelliti in grado di controllare il tempo. Si tratta del Dutch Boy, inventato proprio dal papà di Annie, che ha progettato e guidato la costruzione di questa stazione spaziale in grado di tenere a bada i disastri che l’uomo ha provocato.
Jack Dawson (Gerard Butler) però viene licenziato per la sua scarsa attitudine alla disciplina e sostituito dal fratello Max (Jim Sturgess) alla guida del progetto.
Tre anni dopo (siamo solo nel 2022… un po’ presto per un film di fantascienza, ma di questo parliamo dopo) dev’essere richiamato in servizio quando una glaciazione anomala nel deserto dell’Afghanistan mostra qualche problema alla sua creatura.
Il plot prevede una svolta thriller con i due fratelli impegnati su diversi fronti a sventare il complotto in atto: Jack nella stazione spaziale e Max a terra, contro coloro i quali, le grandi possibilità della scienza, hanno interesse a utilizzarle per il Male.
Tutto sommato un discreto thriller fantascientifico che il grande uso di effetti speciali rende però alquanto disomogeneo e buono soprattutto per un pubblico di bocca buona.
Il buon cast di contorno (Andy Garcia, Ed Harris, Abbie Cornish, Alexandra Maria Lara) consolida il risultato, senza però dare quell’apporto in più che ci si poteva aspettare.
La fantascienza ai giorni nostri dicevano poc’anzi. Ebbene, il termine “Geostorm” del titolo allude ad una escalation di terrificanti tempeste che possono distruggere l’intero pianeta: ed è l’obiettivo dei “cattivi”, che sulla distruzione vogliono porre le basi per un nuovo ordine mondiale.
C’era dunque la possibilità di affrontare, pur entro i limiti del film di genere, il tema della gestione del clima e più in generale dell’utilizzo della scienza, caro ai complottisti americani, ma anche di casa nostra, dalle scie chimiche alla guerra climatica.
Se nel film si cita un fantomatico “Progetto Zeus”, portato avanti dagli USA nel 1930, a cui s’ispirano “i cattivi”, esiste però un interessante progetto del 1946, a cui lavorò lo scienziato neozelandese Thomas Leech dell’Università di Aukland, con fondi americani e inglesi: era il “Progetto Seal”, inteso a provocare artificialmente piccoli tsunami, che sembra ebbe successo.
Ne parla il Generale italiano Mini, il cui ultimo incarico è stato il Comando delle forze NATO in Kossovo, in un articolo della rivista di studi strategici Limes.
“I militari hanno già la capacità di condizionare l’ambiente – afferma il Generale – tornado, uragani, terremoti e tsunami alterati o addirittura provocati dall’uomo sono una possibilità concreta.” E aggiunge: “Nell’ambito militare non esiste vincolo morale, ciò che si può fare si fa. La voglia di conseguire un vantaggio spinge ad usare le tecnologie senza fare test a sufficienza. Una possibilità viene messa in atto per verificarne il funzionamento, sperimentandone direttamente sul campo gli effetti.”E ancora: “C’è una pratica militare che si chiama ‘denial of service’, ovvero si stabilisce che è necessario non solo negare la realtà o l’evidenza, ma negare l’informazione”
Certo, il Generale precisa che le sue sono solo deduzioni, ma che “tecnicamente e teoricamente la possibilità c’è”, e c’è quindi di che preoccuparsi.
Il film ha dunque il merito di dire che “la fantascienza è già qui e ora”, e di dire che “la scienza è buona ma può essere impiegata male”, ma perde l’occasione per andare un po’ più a fondo, e la banalizzazione di concetti importanti (“Dutch Boy altro non è che giocare a fare Dio”, si dice a un certo punto) rischia alla fine di essere controproducente.
Nota di colore: nel film c’è una battuta di Andy Garcia (il Presidente degli Stati Uniti) che, con la voce impostata di Massimo Lodolo, fa troppo pensare agli spot dell’amaro Averna. Potere nefasto della pubblicità.
novembre, 10, 2017
Dino Geromel
GEOSTORM
Regia : Dean Devlin
Sceneggiatura : Dean Devlin e Paul Guyot
Fotografia : Roberto Schaefer
Montaggio : Ron Rosen,Chris Lebenzon e John Refoua
Musiche : Lorne Balfe
Cast : Gerard Butler, Jim Sturgess, Abbie Cornish, Ed Harris, Andy Garcia, Alexandra Maria Lara