Siamo nel 1962, la vicenda si svolge nel Mississippi, a Jackson, e mette in evidenza le difficoltà di inserimento delle donne afro-americane all’interno di una società che le esclude sfruttandole come babysitter e domestiche tuttofare, in cambio di miseri stipendi e tante umiliazioni.
La storia nasce dall’intreccio di tre donne, due di colore e una bianca: Aibileen, reduce da un doloroso lutto familiare, Minny, sfacciata ed insolente, decisa a non sottomettersi passivamente alle ingiustizie, e la giovane Skeeter (allevata dall’amatissima “tata nera”) aspirante scrittrice, dalle idee rivoluzionarie e anticonformiste agli occhi delle amiche e della madre.
Questo insolito terzetto si impegna segretamente in un rischioso progetto che, nell’evolversi dei fatti, assume dimensioni tali da stravolgere la situazione e si rivela fondamentale per aprire uno scorcio all’interno della rigida società razzista che anima la loro città.
Si tratta di un’opera prima a cui l’autrice ha lavorato per circa 5 anni; pubblicata da Mondadori nel 2009. L’ironia è l’elemento fondamentale attraverso il quale la Stochkett ha scelto di dipingere un quadro dettagliato del Sud degli Stati Uniti, negli anni ’60. La stessa ironia viene poi usata dalle protagoniste nella loro riscossa sociale, un riscatto che si concretizza in episodi comici, al limite del reale, e in altrettanti impregnati di tragicità e di amara consapevolezza di quanto può spingersi il pregiudizio umano.
Testo tutto al femminile; donne sensibili, coraggiose e intelligenti si contrappongono ad altre conformiste e borghesi, la cui unica aspirazione è avere un matrimonio, quasi felice, e dei figli da far crescere alle domestiche di colore, mentre loro si dedicano al bridge e alle associazioni benefiche.
Dialoghi incalzanti e linguaggio brillante a delineare uno stile fluido e vivace; narrazione in grado di creare un patto solido e continuo, un feeling emotivo fatto di commozione e divertimento insieme.
E’ un libro che sprigiona forza, trasmette con fermezza quello che per generazioni si è rivelato un dramma umano, una discriminazione razziale da non dimenticare mai.
Nel 2011 è stato realizzato un adattamento cinematografico del romanzo, diretto da Tate Taylor, che ha vinto l’Oscar alla miglior attrice non protagonista, ma che non ha riscosso lo stesso successo ottenuto alcuni anni prima dal libro.
Daniela Marani