L’idea di trasporre in veste drammaturgica un romanzo ponderoso e di sofisticata indagine dei profondi abissi e dei complessi meandri della psiche umana quale “Delitto e castigo” di Fëdor Dostoevskij è certo impresa da far tremar le vene ai polsi.
Sergio Rubini, nell’ambito del suo nuovo progetto di “Teatro non teatro”, si cimenta con Carla Cavalluzzi nell’impresa, realizzata per Nuovo Teatro diretto da Marco Balsamo e Fondazione Teatro della Toscana.
Ne scaturisce una inedita riproposta teatrale dell’opera del grande maestro russo, peraltro basata sulla formula della lettura, come rimarca anche la presenza sulla scena di copioni e leggii. Lettura condotta a due voci, intendendo rendere (come enfatizza nel titolo dello spettacolo quella barra “Delitto/Castigo” in luogo della originaria congiunzione “e” del romanzo) sia la inscindibile dualità narrativa dell’originale letterario, in cui il racconto si integra con le riflessioni in prima persona del protagonista, sia quella di Bene e Male che alberga nella coscienza umana, nel “Delitto/Castigo” al Nuovo di Verona (in cartellone dal 13 al 18 marzo) nell’ambito della Rassegna del Grande Teatro, organizzata dal Settore Cultura del Comune scaligero.
Sulla scena, i truculenti omicidi di cui il protagonista è artefice non vengono rappresentati, ma evocativamente narrati, bene cogliendo l’atmosfera del romanzo nel privilegiare drammaturgicamente la resa di affetti e di stati d’animo che determinano l’interagire tra i soggetti e agitano il singolo.
Lo spettacolo, assolutamente di parola, visivamente invera l’ansiogeno tormento dell’anima in scure sagome fluttuanti nello spazio scenico, e acusticamente prende corpo nel progetto sonoro di G.U.P. Alcaro, ottenendo l’atmosfera di una pesante cappa claustrofobica, solo di tanto in tanto squarciata da brevi ristoratori momenti di luce.
Spettacolo non facile, si carica tuttavia di fascino ipnotico grazie alla grande bravura dei due principali attori: lo stesso regista Sergio Rubini, nei panni del Narratore (ma anche di altri personaggi, maschili e femminili, dando vita particolarmente intensa e toccante a quello della Madre) con straordinaria poliedricità, anche vocale, e magnetica presenza; e Luigi Lo Cascio, tormentato ex studente universitario pluriomicida, fino alla liberatoria fulminante confessione finale.
Da non sottovalutare, inoltre, il fondamentale contributo dato da un ottimo dj e rumorista, pure presente in scena, che assurge al ruolo di terzo coprotagonista.
Pubblico attentissimo, senza defezioni, per circa due ore di spettacolo senza intervallo.
Visto il 13 marzo 2018.
Franca Barbuggiani