Siamo stati abituati agli idoli: pochi nomi che monopolizzano la televisione, il cinema, che occupano le postazioni dei teatri importanti. Sempre gli stessi nomi e la gente accorre, perchè nessuno è come lui. Nessuno può competere con le sue qualità eccezionali, altrimenti non sarebbe diventato un idolo.
Sono le mie riflessioni dopo avere assistito allo spettacolo “ Libero nel paese della Resistenza” di e con Andrea Brunello.
Andrea Brunello non ha visibilità televisiva, probabilmente non è nemmeno inserito in circuiti teatrali importanti, anche se a breve parte per una tournée all’estero: Belgio, Germania e Olanda con il suo precedente spettacolo “ Il Principio dell’Incertezza”, già qui recensito.
Certo, il pubblico che fortunosamente arriva al Portland Teatro, mai casuale e con ogni probabilità già affezionato al teatro e quindi “selezionato”, rimane sorpreso. Qualcuno dice: “ Non sapevo tu fossi così bravo”, molti dicono: “ Mi sono commosso” stringendogli la mano. Ho sentito questo commento sia dopo “Il Principio dell’Incertezza” che dopo “Libero nella Resistenza” in scena il 23 febbraio 2014 e non fatico a crederci, da spettatrice.
“Libero nel paese della Resistenza”, prodotto dalla CGIL del Trentino, in occasione del 70° anniversario della Resistenza Italiana, è uno spettacolo intimista, capace di creare come il precedente un rapporto privilegiato con il pubblico. E’ la storia vera di una famiglia trentina del quartiere della Portèla, un microcosmo che condensa atteggiamenti, posizioni, psicologie e sistemi coercitivi dell’epoca: uno spaccato di vita in cui si intrecciano gli eventi politici del fascismo, dagli albori fino all’arresto di Mussolini, vista dal punto di vista del dissenso e della resistenza. E’ un’ affabulazione ben congegnata, in cui alla fine i conti tornano, ma in cui soprattutto, nella qualità del testo, emerge lo sguardo dell’artista: preveggente nella sua intuitiva sensibilità e disarmato di fronte al pericolo, curioso e sognatore al punto di non vedere la mano nemica, idealista fino alla morte.
Come il “Principio dell’incertezza” un’altra lezione di vita sempre attuale.
Per questo rifletto. Andrea Brunello è bravo, ma non è un idolo. Quanti altri attori, registi, artisti bravi ci sono intorno a noi, senza che noi lo sappiamo, senza che noi ce ne accorgiamo, mentre rimaniamo intenti ad osannare quegli “idoli” che qualcuno ha deciso di rendere visibili, pescandoli una tantum dal calderone della vita?
Emanuela Dal Pozzo