L’IMPORTANZA DELLA MEMORIA: “BUM! 14/18 STORIE E SUONI DELLA GRANDE GUERRA” E “CUOR”

Non sono qui per ricordare” afferma Andrea Brunello durante lo spettacolo “Bum! 14/18 Storie e suoni della Grande Guerra”, quanto piuttosto per” testimoniare”.

La differenza tra i due termini non è così sottile come apparentemente potrebbe sembrare, piuttosto sostanziale: si ricorda con malinconia ciò che non è più, si testimonia con forza ciò che invece continua nel presente.

Lo spettacolo, in scena al Portland Teatro di Trento il 9 marzo 2014, terza ed ultima replica, si avvale delle improvvisazioni jazz di Enrico Merlin, a sottolineare emozioni, parole ed atmosfere.

Andrea Brunello, tra una lettura e l’altra di brani tratti da testi di Emilo Lussu, Giuseppe Ungaretti, Fritz Weber., Erich Maria Remarque e di poeti quali Sigfried Sassoon, Wilfred Owen, , Jon Stallworthy, Edmund Blunden e Robert Graves, perlopiù testimonianze dal fronte durante il periodo di guerra, riflette a più riprese sul significato della memoria: non un tributo dovuto, né una difesa del valore della guerra dal sapore nostalgico, piuttosto un indagare la condizione umana dei militari al fronte. Non è un caso che gli autori siano di diversa nazionalità, che il fronte siano i diversi fronti, eppure il punto di vista sembra sempre lo stesso e identico lo stato d’animo dei militari, costretti a subire le stesse pressioni e a condividere le stesse condizioni.

Ma la testimonianza si sostanzia e diventa attuale, fa intendere sempre Brunello, nel cogliere trasversalmente tra i popoli gli stessi valori: l’amicizia in primis, che a volte riporta al fronte e al pericolo con atto deliberato per non lasciare i compagni soli, il senso del dovere nel sentirsi corresponsabili e parte di un tutto, aldilà delle motivazioni belliche e delle ragioni di stato.

Aldilà dell’intensità interpretativa dell’attore, della qualità letteraria dei testi scelti, della suggestione dei suoni e della carica evocativa delle immagini raccontate, ci pare importante il senso del messaggio di questo allestimento: ancora una volta una sottolineatura del teatro nel suo significato civile, veicolo di conoscenza e di crescita collettiva.

Altra testimonianza non meno pregnante da questo punto di vista lo spettacolo concomitante “Cuor”, in scena al Teatro a L’Avogaria di Venezia ( l’8 e il 9 marzo): un monologo/diario a ritroso in cui l’attrice Eleonora Fuser ripercorre la storia di Rina, veneziana sanguigna capace di scelte coraggiose. (Vedi recensione)

E’ stimolante e affascinante questo percorso a ritroso, nel rintracciare le radici del nostro pensiero, le ragioni del suo evolversi, perchè solo nello scorrere del tempo, sia che si parli di continuità o di discontinuità, di somiglianze o rotture, possiamo riconoscere e comprendere il nostro presente e la memoria, che a volte ( spesso deliberatamente) si vorrebbe cancellare. Pensiamo a materie come la storia che sempre più nelle scuole vanno scomparendo, ma pensiamo anche a tutta quella produzione culturale e teatrale che poco spazio lascia spesso all’analisi e al percorso, accontentandosi di un “Hic et nunc”capace di appagare superficialmente il nostro senso estetico. Eppure la memoria nel suo divenire è una delle poche chiavi di lettura che abbiamo per poter tracciare traiettorie future e lasciare un segno efficace nel presente.

Emanuela Dal Pozzo

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