In occasione del laboratorio teatrale intensivo sul tema della Creazione Scenica Interdisciplinare tenuto da Guillermo Heras presso il Teatro Satiro Off di Licia Massella a Verona e organizzato dall’Associazione Culturale Compagnia Teatrale Indipendente Murmure Teatro in collaborazione con l’Università di Verona, incontro il regista, teorico e drammaturgo spagnolo Guillermo Heras a chiusura del laboratorio, per una breve intervista.
Sono consapevole di “rubare” al mio interlocutore solo alcuni spunti di riflessione che certamente non rendono conto di un mondo così ricco e sfaccettato come quello del teatro e che accennano solo alla complessità delle esperienze della sua vita.
Dove sta andando, maestro, il teatro oggi?
Domanda difficile. Più che parlare di teatro si dovrebbe parlare di teatri. I teatri sono tanti, così come tanti sono i pubblici. Ma posso dire che la crisi del teatro d’oggi, soprattutto in ordine alla qualità della drammaturgia, degli autori teatrali, è più un fatto europeo. In altre parti del mondo come l’America latina e in particolare l’Argentina si sta registrando oggi una nuova spinta e vengono alla ribalta giovani drammaturghi capaci di rinnovare il teatro, mentre in generale in Europa si vive ancora dell’eco dei grandi maestri del passato. Penso a Grotowski e a quel filone del teatro di ricerca. In Spagna ad esempio ho seguito con interesse il movimento degli “indignati”, interessante sotto il profilo politico, molto meno sul versante culturale. Si sono dimostrati dei conservatori culturalmente. In Germania “si copia” da Handke, in Europa da Sarah Kane, certamente autori che hanno dato il proprio contributo, ma oggi non si va più in là. In complesso mancano nuovi scrittori.
Cosa pensa del teatro performativo? Pensa che sia questo il teatro di ricerca d’oggi o è un fenomeno circoscritto?
Non è un fenomeno circoscritto. E’ inevitabile perchè oggi si va sempre di più verso la multimedialità. Per quel che riguarda il teatro di ricerca non amo fare classificazioni. Chi dice “ Io guardo solo il teatro di ricerca” assomiglia molto a quello che dichiara di mangiare solo verdure perchè vegetariano. Bisognerebbe vedere tutto, perchè in tutti i diversi teatri ci sono cose belle e brutte, vive o morte. Ho visto spettacoli di teatro “tradizionale” come “Trilogia degli occhiali” di Toni Servillo, che davano uno spaccato di vita così attuale e dettagliato da essere di grande impatto, al contrario di altri spettacoli “museo”, cioè morti. La stessa cosa nel teatro performativo. Spesso si vede il risultato, non il processo e chi guarda non sa e non si accorge che molti degli spettacoli performativi sono copie di copie di altri, perchè oggi i giovani attori amano le scorciatoie, non vogliono perdere tempo. Il teatro deve emozionare, indipendentemente dal genere.
Cos’è il teatro? Ha una funzione sociale?
E’ impossibile codificare il teatro: è arte scenica o della rappresentazione. In questo momento, raccontando parte della mia esperienza, sto lavorando con gente del circo. E’ una sfida interessante perchè sono giovani con grandi abilità tecniche e grande energia, abituati a stare in scena con grande disinvoltura, al contempo è frustrante perchè non hanno preparazione attoriale. Sono capaci di fare lavori straordinari in scena come “Re Leone”, ma si vede chiaramente che sono operazioni commerciali. La tecnica deve essere al servizio della sensibilità e questa capacità si conquista ed è molto più concreta di tanta preparazione teorica , di chi ha studiato tanto e di chi conosce tutti i testi fondamentali del teatro, ma che poi non li sa mettere in pratica. Il teatro è cultura e non si deve confondere con l’ozio e l’intrattenimento. Il teatro è una forma di resistenza perchè è un atto di resistenza. Il teatro ha un suo circuito che deve difendere, così come ha un suo pubblico. E certamente ha una funzione sociale: non si confronta con il nuovo della nuova tendenza. Non è una moda. Soprattutto non sopporto la superbia in teatro, in verità poco frequente.
E’ importante la relazione tra attori, nelle modalità di lavoro, a proposito della superbia?
Il teatro è arte di gruppo. Il modo di lavorare, la relazione che si instaura tra gli attori, tra tutti quanti lavorano in una produzione pone le basi della democrazia. Cambia le persone.
Guillermo Heras è regista, teorico e drammaturgo spagnolo, già direttore della Muestra de Teadro Espanol de Autores Contemporaneos di Alicante e coordinatore di Iberescena- Arti Sceniche Iberoamericane, redattore di riviste nazionali, docente in Area Teatro Danza e Arti Sceniche, membro del Consiglio Nazionale del Teatro INAEM.
Emanuela Dal Pozzo