Interessantissimo il progetto (assai ben esplicitato ed evidenziato dalla titolazione stessa del concerto “ La musica veneta faro d’Europa” che trova l’Orchestra de ‘I Virtuosi italiani’ impegnata in una registrazione che metterà a confronto i Concerti di alcuni compositori italiani (Antonio Vivaldi in prevalenza ma anche Antonio Marcello) con le trascrizioni per clavicembalo che J. Sebastian Bach ne trasse dietro richiesta del giovane principe Johann Emst von Sachsen-Weimar (raffinato conoscitore di musica e lui stesso compositore) nipote del Duca Willielin Ernst al cui servizio Bach si trovava a Weimar e ciò per tutta una serie di motivazioni.
La principale risiede nell’interesse che queste vere e proprie rielaborazioni destano all’ascolto e che rivelano immediatamente come il lavoro di Bach non si limiti ad un esercizio scolastico ma si sostanzi in una vera e propria reinterpretazione. Infatti il grande musicista, pur restando nelle sue trascrizioni, fedele all’originale elabora un particolare ed articolato percorso creativo dettato sempre da grande rigore logico ed efficacia.
Il suo intervento tipico sui modelli italiani è costituito dall’ispessimento della scrittura ottenuta mediante l’aggiunta di nuove parti contrappuntistiche che rendono la trama ritmica più complessa. A volte Bach alterna una melodia vana a linee melodiche con complesse fioriture, soprattutto nei concerti trascritti per clavicembalo, la cui rapida tenuta del suono rende difficili da sostenere melodie dai valori larghi.
Tutto ciò è stato particolarmente evidente nel concerto presentato il 23 marzo scorso in Sala Maffeiana che si concentrava sulla presentazione di alcuni concerti di A. Vivaldi seguiti dall’esecuzione di un solo movimento degli stessi tratti dalla trascrizione bachiana e dove i’Virtuosi’ hanno confermato la loro moderna ed espressiva interpretazione, in questo caso sapientemente confrontata con l’abilità tecnica di Roberto Loreggian impegnato nelle temibilissime asperità delle trascrizioni.
Momento di grande intensità è stata l’esecuzione del noto Concerto in re minore per oboe, archi e basso continuo di A. Marcello che ha trovato in Paolo Pollastri (oboista bolognese noto per la sua specializzazione in musica antica conseguita all’Accademia Chigiana con Faber e al Conservatorio di Bruxelles con Dombrecht nonché per la sua fervida attività concertistica e il suo incarico quale responsabile artistico dell’Accademia Barocca di Santa Cecilia) un sapiente e raffinato interprete in cui tecnica ed espressività hanno contribuito a cesellare un ‘interpretazione di rara bellezza.
Chiudeva il concerto un inedito vivaldiano (che sarà tra poco pubblicato da Ricordi) il Concerto in re minore RV 813 .
Grande successo di pubblico per questo concerto in cui grande abilità tecnica e sapienza esecutiva (mostrate a piene mani dai violinisti Alberto Martini, Luca Falasca e Glauco Bertagnin rispettivamente impegnati nei Concerti vivaldiani) si univano in un progetto ambizioso e di grande interesse musicologico.
Verona, 23/03/2014
SILVIA CAMPANA