Il titolo è scherzoso ma inquietante. La pièce, realizzata da Carrozzeria Orfeo per la regia (con Massimiliano Setti e Alessandro Tedeschi) di Gabriele Di Luca (autore anche della drammaturgia) e prodotta da Teatro dell’Elfo, Teatro Eliseo, Marche Teatro, mantiene ciò che il titolo promette.
Il clan in questione definisce un microcosmo umano di falliti ed emarginati che vive in un campeggio abusivo di roulotte abbandonate, al quale vengono ad aggiungersi un pubblicitario disoccupato, alle prese con l’assegno di mantenimento per moglie e figlio, e una misteriosa ragazza. I protagonisti della storia, che accosta realismo e surreale con risvolti gialli, paranormali, onirici e della più cruda attualità – razzismo, terrorismo, emarginazione, divario tra ricchi e poveri; problematiche dell’acqua e del cibo; problematiche lavorative, familiari, sessuali e persino ecclesiali – sono un ambulante arabo, una donna grassa e sfatta ossessionata dall’idea di avere un figlio, un ex prete, uno spastico gay, oltre che dalle due new entry, rappresentate appunto dal pubblicitario e dalla ragazza: schizzi, poco più che macchiette, di moderni “miserabili” che, in un rigurgito di orgoglio, tentano la riscossa di sé escogitando un’impresa azzardata e truffaldina. La quale, ahimè, finirà per vanificarsi a causa delle rivalità e delle discordie intestine. Per colpa cioè di una esecrabile guerra tra poveri, dalla quale usciranno tutti perdenti.
I temi, scottanti e più che mai attuali, vengono affrontati in chiave comica, umoristica e ironica, basata su battute folgoranti. Il divertimento è assicurato e infatti il pubblico ride di gusto, ma quanta amarezza! Cui si aggiunge pure una certa noia per il dilungarsi del testo, al quale maggiore sintesi e stringatezza, a nostro avviso, aggiungerebbero maggiore incisività.
La critica non va oltre la retorica e i luoghi comuni, mentre la scurrilità del linguaggio sottolinea ulteriormente il degrado totale dei personaggi.
La tecnica adottata ci riporta alla mente quella dell’antica “satura” latina, che “castigat ridendo mores”, e della “dissimulazione onesta” di Torquato Accetto in epoca controriformista.
Le scene di Maria Spazzi e le luci di Giovanni Berti evocano con una punta di spettacolarità il giusto contesto per la vicenda, con il commento delle musiche originali di Massimiliano Setti e il completamento dei costumi di Erika Carretta.
Bravissimi e simpaticissimi gli attori: Angela Ciaburri, Alessandro Federico, Pier Luigi Pasino, Beatrice Schiros, Massimiliano Setti, Alessandro Tedeschi.
Applausi entusiasti e meritati.
Franca Barbuggiani
Visto il 26 marzo