E’ andato in scena alla Villa dei Leoni di Mira (Venezia) mercoledì 11 settembre 2012 lo spettacolo teatrale “Orlando Orlando”, per la regia di Stefano Pagin che ha anche ridotto ed adattato teatralmente la novella di Virginia Wolff “Orlando” scritta dall’autrice nel 1928.
Lo spettacolo ripercorre la vita del poeta Orlando innamorato della principessa Sasha e poi da questa abbandonato, che si dipana nel corso dei secoli, fino ai nostri giorni e che vede sia le pene d’amore di Orlando che la sua trasformazione da uomo a donna.
Il lungo monologo, interamente affidato all’interpretazione di Stefano Scandaletti che con scioltezza ha colto le molteplici sfaccettature del complesso personaggio di Orlando, nella mutevolezza di luoghi, situazioni e stati d’animo, ha peraltro colpito per il fascino letterario del testo: un testo teatrale ricco di immagini e di evocazioni e finalmente colto nel linguaggio, come raramente capita, che sarebbe stato maggiormente apprezzato se l’attore, peraltro bravo e costantemente impegnato in un ritmo sostenuto, si fosse addentrato di più in qualche situazione con maggior forza espressiva.
Giocato con elementi essenziali e pochi oggetti ,capaci di trasformarsi e diventare spazi, tempi e luoghi diversi, “Orlando” è uno spettacolo pregno, nel quale la parola viene sostanziata dalla fisicità dell’attore, dai suoi continui cambi di” taglio” e di indumenti, di azioni e posizioni sceniche, a suggerirci l’incredibile ventaglio di possibilità espressive che corpo e voce insieme possono regalare.
Dice il regista autore nelle note di regia:
“Orlando- Orlando è un’educazione sentimentale. Una prova dell’eroe. Un eroe costretto a non morire mai, a perdere se stesso per, forse ( di questo non siamo certi) ritrovare se stesso. Orlando-Orlando è una storia d’amore. La storia di una precoce ferita che non riesce a rimarginarsi. Ma, prima di tutto, Orlando- Orlando è l’ironica allegoria dell’artista contemporaneo che identifica se stesso con la sua opera, sperimentando suo malgrado che la natura e l’arte nutrono una naturale antipatia reciproca.”
Molto interessante il finale, riportato ai giorni nostri, in cui l’autore finge di presentare il progetto dello spettacolo “Orlando Orlando” ad una commissione artistica che lo boccerà perchè troppo verboso e letterario.
“Il pubblico è incapace di immedesimarsi nelle vicissitudini e nel linguaggio del protagonista” sosterrà la commissione che non finanzierà per questo il progetto, suggerendo all’autore un’ambientazione più contemporanea: una stoccata nei confronti del teatro d’oggi, troppo preso dai linguaggi attuali e poco sensibile all’evoluzione della cultura e della storia.
Emanuela Dal Pozzo