L’OSSESSIONE NORDICA AL PALAZZO ROVERELLA DI ROVIGO

Chiude il 22 giugno 2014 ( con orario prolungato fino alle 23 l’ultimo giorno di apertura) la pregnante mostra “L’Ossessione nordica”: 120 tele in sette sezioni; una serie di sale contenute in cui si dipanano gli umori, le tendenze, gli stili e gli approcci filosofici degli autori più rappresentativi a cavallo tra ottocento e novecento, raccontati attraverso i momenti più significativi della storia dell’arte di quel luogo e di quel periodo.

Le opere dei “Nordici”, perlopiù tedeschi, scandinavi e svizzeri, segnano le biennali di Venezia, contaminandole con le proprie tipiche atmosfere, intimiste o simboliche, visionarie ed interiori, capaci di spostare l’attenzione, attraverso il racconto di interni o di paesaggi carichi di presagi inquietanti. Tanto la quotidianità vissuta nei propri mondi interiori -interni di case spopolati da presenze, mobili, ricordi e pensieri e la cui sola luce fa emergere i silenzi in una “poesia del silenzio” di Hammershoi , quanto quella al contrario ricca di intrecci di una vita personale e “animistica” in dialogo con oggetti, mobilio, presenze e suppellettili di casa delle tele di Larsson, indirizzano la ricerca artistica ed estetica, in simbiosi con le abitudini di vita tipiche del nord Europa.

La stessa ricerca porta altri autori a sondare il paesaggio che, inizialmente carico di miti e simboli fantastici, quasi trasfigurato nel desiderio di comunicare le emozioni del profondo e a tratti forte della lezione Freudiana, diventò così saliente per artisti italiani quali De Chirico, De Carolis, De Maria, Sartorio, Morelli, Previati, Laurenti..

Altri artisti ancora delineano la durezza di vita, intrecciando i silenzi degli occhi con la fatica delle mani: affreschi di grandi dimensioni a raccontare la sensibilità di un’epoca. Ancora paesaggi si avvicendano nella mostra, a ricordare alcuni capolavori di artisti stranieri ed italiani capaci di segnare momenti salienti della storia dell’arte: da Klimt a Gino Rossi, da Cuno Amiet a Wolf Ferrari.

L’ultima parte della mostra è dedicata alla figura umana, con uno speciale approfondimento della figura femminile, che dall’intensità degli sguardi del ritratto passa alla comunicazione sensuale del corpo: nudi laici in cui il prorompere della natura si accompagna con simboli di richiamo sessuale, fino alle ultime opere in bianco e nero, intense ed inquietanti, ossessive ed affioranti dall’inconscio, tra le quali citiamo quelle di autori quali Alberto Martini e Munch.

Una mostra affascinante, ricca di sfaccettature e di “moti dell’animo”, per nulla “pacificata” a segnalarci l’urgenza dell’arte, nelle espressioni più vere dell’emozione e dell’intelletto.

Emanuela Dal Pozzo

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