«La guerra è merda e sangue»: mai Testori fu più icastico e folgorante.
Questo l’incipit di uno tra i capolavori del Novecento, quel Macbetto vertiginosamente irrappresentabile, oggi più che mai attuale – mentre i turchi attaccano il popolo curdo tra “merda e sangue”.
Come Brutti, sporchi e cattivi di Scola (datato ‘76 e perciò posteriore al Testori solamente di un paio d’anni), anche qui nessuna concessione alla bellezza. Estetizzare Testori significherebbe anestetizzare quella sua denuncia viscerale, sporca, urticante – come è la stessa guerra, giocata in Abissinia sulle note di Faccetta nera, o in un’ipotetica Scozia ai confini dell’impero (perché sia mai che i regnanti d’Inghilterra possano specchiarvisi e tagliare la testa all’autore), o ancora in quel Mediterraneo e Medioriente che, negli ultimi anni, stanno diventando il campo di sterminio preferito dell’occidente cosiddetto democratico (coniare Peace Spring per definire l’azione di guerra turca con il popolo curdo non è da meno del bushiano Enduring Freedom per le operazioni militari in Afghanistan).
Roberto Magnani ha il coraggio di rappresentare lo spleen corporale, viscerale, calcando sull’acceleratore, ossia utilizzando la chiave di volta del grottesco. Una recitazione impeccabile, la sua, che non dà tregua al pubblico. Una prova autentica e sincera, mai mattatoriale, che sa scavare nella lingua per far emergere, attraverso il dialetto, l’unica nota poetica di questo Testori, la musicalità della lingua stessa che, mentre scortica l’anima, accarezza l’orecchio.
C’era bisogno di ritrovare Testori e, in particolare, un testo che oggi nessun autore avrebbe il coraggio di scrivere perché, nella sua moralmente etica impudicizia, non concede nulla. La radicalità di chi non teme lo scorno o il disgusto. Un colpo allo stomaco e uno al cuore. E il coraggio di Magnani di sferrarcelo e di accusarlo, di farci scivolare con lui all’inferno – piaga vagina voragine bocca – che si richiuderà per sempre sopra noi tutti.
Simona M. Frigerio
Macbetto o la chimica della materia. Visto al Teatro Rasi di Ravenna, venerdì 11 ottobre 2019.