Alcuni giorni fa, girovagando tra gli scaffali di una libreria, sono rimasta colpita dall’attenzione, quasi estatica, con cui una giovane sfogliava le pagine di un libro. Mi sono avvicinata per gustare un evento divenuto ormai raro: l’attenzione verso i volumi cartacei, soppiantati dai più comodi, maneggevoli ed economici ebook.
Così, grazie a Martina, sono stata catapultata nel giro di un attimo nel magico mondo di Benjamin Lacombe, atterraggio morbido su un pianeta formato da meravigliose tavole illustrate, sfumature intense cariche di suggestioni, equilibri cromatici realizzati con tecniche miste: prospettive profonde che denotano un’attenta ricerca formale e un’altrettanta cura per i particolari gestiti con abilità e sapienza manuale, dettagli che potenziano, e talvolta stravolgono, la carica comunicativa del testo narrato.
Benjamin Lacombe, 32 anni, parigino, si forma all’Ecole Nationale Superieure des Arts Décoratifs della capitale francese e si dimostra subito un artista poliedrico, a tuttotondo. Lavora nell’animazione e nel fumetto, ma predilige l’illustrazione e raggiunge piuttosto velocemente una fama internazionale.
E’ affascinato dalle fiabe. Il suo tratto si sofferma con sensibilità sui volti, occhioni espressivi e languidi di personaggi famosi, ritratti in veste inusuale se confrontati con il nostro immaginario infantile.
“Biancaneve” , edito in Italia da Rizzoli, è bianca in ogni suo elemento, tranne i capelli neri e le labbra rosse; porta un corvo sulla testa come presagio di malaugurio, e riceve la storica mela da un altrettanto rapace travestito da vecchierella (o viceversa?). Una narrazione che si tinge di noir, cupa, a tratti inquietante, che affascina gli adulti e incanta i più piccoli nella rivisitazione di una “vecchia storia” dell’infanzia; la prima edizione di Biancaneve risale infatti al 1812, ad opera dei Fratelli Grimm.
La “Madame Butterfly” di Lacombe, invece, è una femmina regale che ostenta due ali azzurre sul dorso, metafora del suo nome e del suo volo temerario nel cielo di un amore impossibile.
Ci sono alcune tematiche ricorrenti ravvisabili nei suoi lavori e sono l’infanzia, a cui dedica gran parte del pensiero creativo, la solitudine e la diversità, anche quando illustra opere famose; in questo modo riesce ad affascinare i bambini, coinvolgere e far riflettere i grandi, che sono poi i suoi reali collezionisti.
Ha pubblicato anche volumi solo per adulti legati ai racconti di E.A. Poe e V. Hugo.
Molte delle sue numerosissime tavole sono state esposte in diverse gallerie a New York, Parigi, Roma e Tokyo, ma i suoi libri, in particolare il pop – up “C’era una volta”, ed. Rizzoli, sono di per sé percorsi pittorici, gallerie cartonate in cui ammirare, non senza emozione, creature trasognate dai profili raffinati e malinconici, dimensioni paesaggistiche surreali, grottesche o incantate in cui perdersi senza troppa paura.
Daniela Marani