“ Terreni creativi”: un’idea che mette insieme due economie in crisi?
Per la verità qui ad Albenga le aziende agricole non sono in crisi. Nonostante la crisi di cui ovviamente anch’esse risentono, reggono. Le aziende agricole locali esportano i propri prodotti ovunque e si può dire che fondino l’economia della città. L’idea di un festival teatrale all’interno delle aziende agricole, con un pubblico che entra in questi spazi, nasce invece dall’esigenza di fare incontrare il cittadino/spettatore con il ciclo di produzione di prodotti che conosce solo al dettaglio, a catena produttiva conclusa. Sul piano invece più strettamente teatrale era interessante portare il teatro fuori dagli spazi usali, come era un tempo, in questo caso in un contesto privato che diventa per l’occasione pubblico.
Come sono state scelte le aziende in questo percorso teatrale itinerante e chi sovvenziona l’intera operazione?
L’idea iniziale era quella di un teatro in serra. Il festival è alla sua 5^ Edizione, e anno per anno si è sempre meglio strutturato. Ogni anno si avvicendano nuove aziende. Quest’anno abbiamo sei aziende partner. Le aziende non hanno un ritorno economico, al contrario concorrono alla spesa, oltre ad offrire la “location”e mettono a disposizione gratuitamente la propria mano d’opera per allestire gli spazi e renderli il più possibile idonei agli eventi previsti, inoltre è loro richiesto un impegno in fase di progettazione, non evidentemente di scelta artistica ma organizzativa, fino dal dicembre precedente. Da un punto di vista economico il festival si avvale di contributi comunali, regionali, di una fondazione bancaria e di privati del territorio, per un budget complessivo sempre esiguo in relazione all’investimento richiesto.
Il pagamento del biglietto d’ingresso vi consente di recuperare le spese?
Assolutamente no, direi che è irrisorio, ma questa è anche una nostra scelta perchè il nostro obiettivo è quello di allargare questa esperienza il più possibile sul territorio, anche se al contempo rispettiamo un numero massimo di presenze, oltre il quale non accettiamo più. Questo consente di creare un clima particolare all’interno di spontaneità, secondo una modalità di partecipazione popolare, nella logica di portare a teatro chi normalmente non ci andrebbe e soprattutto di vedere cose escluse da quel circuito.
Tu dirigi anche una compagnia, la Kronoteatro che ufficialmente organizza il Festival. Siete impegnati anche in altri versanti o vi occupate solo di questo Festival?
No, siamo impegnati sia in nostre produzioni teatrali, sia nell’organizzazione di rassegne invernali, con la gestione di un teatro in collaborazione con il comune, oltre ovviamente a questo appuntamento estivo annuale che ormai è diventato realtà consolidata.
C’è una poetica o una particolare linea di contenuto che vi caratterizza come produzioni?
Kronoteatro nasce nel 2004, ma si consolida nel 2006 a seguito di un nucleo di giovani messi insieme nei laboratori tenuti nel liceo di Albenga. Nascono alcune produzioni teatrali, come Trilogia della famiglia, un’indagine sulla famiglia allargata, o Orfani la nostra casa, in cui la multimedialità e soprattutto l’immagine hanno una forte rilevanza. Ecco, direi che più che un filo conduttore nei contenuti la nostra costante drammaturgica è strettamente legata alla scelta dei linguaggi. Il nostro è soprattutto un teatro fisico.
Emanuela Dal Pozzo