“L’IMPORTANTE E’ NON CADERE DAL PALCO” CON PAOLO ROSSI. RECENSIONE

Si potrebbe definire “spettacolo d’intrattenimento di qualità” lo spettacolo “ L’importante è non cadere dal palco”, in scena l’8 agosto 2014, ultimo spettacolo in cartellone a conclusione del Festival Operaforte teatro, cinema, musica, tenutosi al Forte Santa Caterina di Verona, laddove la definizione “d’intrattenimento” in teatro non è lode piuttosto ovvietà più o meno ben confezionate e l’appellativo “ di qualità”, non si riferisce alla drammaturgia, qui chiaramente priva di spessore, bensì alla navigata esperienza di palcoscenico di Paolo Rossi, protagonista dell’evento, accompagnato in scena dai due musicisti, il primo dei quali anche valida spalla, Emanuele Dell’Aquila e Alex Orciari.

Lo spettacolo è produzione di La Corte Ospitale.

Il noto comico, secondo il nostro parere, non aveva molto di nuovo da dire e probabilmente per questo si è rifugiato in facili clichè, cavalcando luoghi comuni: la coppia e il tradimento, la verginità della Madonna, la figura poco conosciuta di San Giuseppe, qui laicizzata nel suo essere falegname affarista e padre incredulo, altre immagini tra il sacro e il profano.

La tenuta è però “da signore”, con la maestria cioè che solo una lunga e collaudata esperienza può permettere, che ha salvato la resa dello spettacolo-che intelligentemente si presenta con il sottotitolo “Lezioni di teatro”- spesso sul filo precario di un’improvvisazione a tratti casuale e non sempre convincente.

Sempre con la stessa furba simpatia l’attore è riuscito a ripartire dai momenti calanti di una performance altalenante anche sul piano del ritmo, conquistando consensi e strappando sorrisi, facendo fronte anche a numerosi piccoli incidenti occorsi con il leggio e il microfono e le assi sconnesse del palco, che hanno sostanziato imprevedibilmente il titolo dello spettacolo.

Scelta non indovinata anche il faro fisso in scena, puntato contro il pubblico, finalmente spento a fine spettacolo su sollecitazione a gran voce di una spettatrice.

Spezzando una lancia in favore del comico, però, possiamo riconoscergli l’intenzione di mostrarsi “smascherato”, a giocare a rimpiattino con la propria notorietà da un lato e i vizi e i difetti di un uomo qualsiasi dall’altro, segnato dalle sconfitte della vita e da un desiderio di autenticità capace di superare le convenzioni.

Calorosa l’accoglienza del folto pubblico, che è accorso data la notorietà del personaggio, e che ha dimostrato di apprezzarne la comicità, a nostro avviso piuttosto “scontata”, fatto salvo alcuni brani suonati, cantati e contaminati dalle proprie intime emozioni, tributo ad artisti e colleghi in vita e scomparsi tra i quali Dario Fo, Giorgio Gaber ed Enzo Jannacci.

Emanuela Dal Pozzo

condividi questo articolo:
SOCIALICON